http://www.treccani.it/enciclopedia/la-questione-politica-della-russia-contemporanea_%28XXI_Secolo%29/
La questione politica della Russia contemporanea Nel primo decennio del 21° sec., la Russia postsovietica ha superato gli aspetti più incerti della sua transizione e ha consolidato i propri caratteri politici, economici e sociali sotto la guida di Vladimir Putin. La figura di Putin, presidente dal 2000 al 2008 e poi primo ministro, ha dominato la scena politica e ha impresso un’impronta fondamentale all’evoluzione del Paese, ancora legato a una tradizione di estrema personalizzazione del potere. Putin ha goduto di un consenso senza precedenti costruito sulla restaurazione dell’autorità dello Stato, sulla crescita economica, sul ristabilimento del prestigio internazionale del Paese. Il passato sovietico è ormai alle spalle: tra le principali forze politiche, salvo casi marginali, nessuno mette in discussione l’integrazione del Paese nell’economia mondiale e nelle istituzioni internazionali, tutti accettano l’idea della democrazia rappresentativa e l’economia di mercato. Gli elementi di nostalgia per la dimensione di superpotenza non implicano una vera tendenza a tornare alle ideologie della guerra fredda. Tuttavia, la notevole modernizzazione conosciuta dal Paese appare ambigua: da un lato sono state letteralmente ricostruite la forza e l’autorevolezza dello Stato, innovata la legislazione, accresciuta l’integrazione nell’economia globale, si è prodotto nuovo sviluppo, rilanciato il prestigio internazionale; dall’altro, le istituzioni della democrazia non si sono consolidate e la risposta ai processi di crescente interdipendenza economica e politica del mondo attuale è apparsa prevalentemente difensiva e tradizionalista. La cultura politica e istituzionale del Paese sembra ancora molto condizionata da un passato profondo. Questa ambivalenza tra modernizzazione e tradizione, tra apertura e chiusura è la principale eredità lasciata dalla presidenza Putin.
La questione politica della Russia contemporanea Nel primo decennio del 21° sec., la Russia postsovietica ha superato gli aspetti più incerti della sua transizione e ha consolidato i propri caratteri politici, economici e sociali sotto la guida di Vladimir Putin. La figura di Putin, presidente dal 2000 al 2008 e poi primo ministro, ha dominato la scena politica e ha impresso un’impronta fondamentale all’evoluzione del Paese, ancora legato a una tradizione di estrema personalizzazione del potere. Putin ha goduto di un consenso senza precedenti costruito sulla restaurazione dell’autorità dello Stato, sulla crescita economica, sul ristabilimento del prestigio internazionale del Paese. Il passato sovietico è ormai alle spalle: tra le principali forze politiche, salvo casi marginali, nessuno mette in discussione l’integrazione del Paese nell’economia mondiale e nelle istituzioni internazionali, tutti accettano l’idea della democrazia rappresentativa e l’economia di mercato. Gli elementi di nostalgia per la dimensione di superpotenza non implicano una vera tendenza a tornare alle ideologie della guerra fredda. Tuttavia, la notevole modernizzazione conosciuta dal Paese appare ambigua: da un lato sono state letteralmente ricostruite la forza e l’autorevolezza dello Stato, innovata la legislazione, accresciuta l’integrazione nell’economia globale, si è prodotto nuovo sviluppo, rilanciato il prestigio internazionale; dall’altro, le istituzioni della democrazia non si sono consolidate e la risposta ai processi di crescente interdipendenza economica e politica del mondo attuale è apparsa prevalentemente difensiva e tradizionalista. La cultura politica e istituzionale del Paese sembra ancora molto condizionata da un passato profondo. Questa ambivalenza tra modernizzazione e tradizione, tra apertura e chiusura è la principale eredità lasciata dalla presidenza Putin.